Dal sito della FSSPX
I motivi che sono alla base del celibato sacerdotale possono ridursi a tre:
1. Motivo cristologico.
2. Motivo ecclesiologico.
3. Motivo escatologico.
I motivi che sono alla base del celibato sacerdotale possono ridursi a tre:
1. Motivo cristologico.
2. Motivo ecclesiologico.
3. Motivo escatologico.
Il motivo cristologico attiene al fatto che il sacerdote è un alter Christus e celebra in persona Christi. Dal momento che Gesù scelse per sé il celibato, ecco dunque che il sacerdote deve vivere il celibato.
Il
motivo ecclesiologico è invece relativo all’impegno del sacerdote.
Questi non è un impiegato che può e deve mettersi a disposizione secondo
orario, ma un vero e proprio “padre” che deve sempre essere a
disposizione delle anime che ha in cura. Se è così –ed è così – come è
possibile coniugare bene la vita familiare (che richiede una
disponibilità totale) con quella sacerdotale (che richiede ugualmente
una disponibilità totale)?
Il
motivo escatologico riguarda ciò che deve rappresentare la vita
sacerdotale. Anche i sacerdoti secolari (seppur in maniera minore dei
religiosi) sono chiamati a prefigurare quella che sarà la vita del
Paradiso.
Una falsa soluzione
Si
è detto e si continua purtroppo a dire che oggi l’abolizione
dell’obbligo del celibato sacerdotale potrebbe essere una soluzione alla
cosiddetta “crisi delle vocazioni”. Che dire? All’ingenuità (se
vogliamo chiamarla così) non c’è limite. Basterebbe fare questa
considerazione: le comunità protestanti e quelle ortodosse patiscono
“crisi delle vocazioni” eguali se non superiori a quella cattolica.
Non è una decisione ecclesiastica
La
storia dimostra che l’obbligo alla continenza sessuale dei sacerdoti
non è frutto di una decisione ecclesiastica. Preferiamo essere
schematici affinché queste notizie si possano meglio conservare per
servirsene quando è necessario difendere la verità.
1.
L’obbligo al celibato sacerdotale è una pratica antichissima tanto
dell’Oriente quanto dell’Occidente. Sì: anche dell’Oriente. Si sa che
gli Ortodossi obbligano alla continenza solo i monaci e i vescovi,
mentre preti e diaconi possono sposarsi. Ma questa fu un’innovazione
risalente al 691 con il Concilio Trullano.
2.
A differenza di quanto spesso si afferma e si crede, il celibato
sacerdotale risale al periodo degli Apostoli, cioè all’inizio della
Chiesa. In nessun documento antico si attesta che il celibato
ecclesiastico sia qualcosa di sopravvenuto. A quel tempo accedevano al
sacerdozio uomini maturi e spesso già sposati, i quali però lasciavano,
con legittimo e reciproco consenso, la vita familiare per dedicarsi al
sacerdozio. Il caso dell’Apostolo Pietro è emblematico: era sicuramente
sposato (basti pensare all’episodio della guarigione della suocera) poi
gradualmente lasciò la vita familiare per dedicarsi all’elevatissimo
compito assegnatogli da Gesù. Quando nella Chiesa primitiva uomini
sposati ricevevano il sacerdozio, questi erano tenuti a vivere nella
continenza perfetta e non potevano più risiedere nelle case di origine
ma in edifici a parte.
3.
Spesso si dice che sarebbe stato il Concilio di Elvira (in realtà fu un
sinodo del IV secolo) ad imporre il celibato sacerdotale. Invece in
quel concilio non s’introdusse ma si ribadì la norma del celibato e se
ne condannarono gli abusi espellendo dal clero chi conservasse la
moglie.
4.
Padri della Chiesa come sant’Ambrogio (334-397), san Girolamo (347-420)
e sant’Agostino (354-430) affermano che i sacerdoti devono rispettare
la continenza; e non solo questi, ma anche i diaconi.
5.
Alcuni affermano che il celibato sacerdotale addirittura risalirebbe al
1139, con il secondo Concilio del Laterano. Perché l’equivoco? Perché
in quel concilio si decise che eventuali matrimoni contratti dai
sacerdoti sposati non fossero solo illegittimi ma anche invalidi. Dunque
tutt’altro discorso rispetto all’introduzione della norma del celibato
ecclesiastico.