Articoli , pensieri e riflessioni sul celibato sacerdotale (o celibato ecclesiastico) e sulla castità come consiglio evangelico.
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lunedì 24 giugno 2013

Gianni Gennari contrario al celibato ecclesiastico obbligatorio

Rispetto il cardinale Piacenza, ma condivido a metà il suo testo. Giusto elogiare il “carisma” del “sacro celibato” e della castità, ma la chiesa dice “casta” anche una vera unione coniugale vissuta nella luce del dono totale, fedele e responsabile.  La castità, uso retto della sessualità, è richiesta anche agli sposi, e il matrimonio è più che sacro: un sacramento. Chi pensa che “castità” è solo il non uso della sessualità è fuori strada. Va anche detto che l’attuale “pansessualismo violento” non minaccia solo i celibi, ma anche gli sposati, uomini e donne… Perciò l’insistenza sui pericoli drammatici della realtà sessuale, con l’eco di paure e reticenze antiche non solo da superare, ma già superate dallo stesso magistero della chiesa, mi pare eccessiva. Penso infatti ai testi conciliari sul matrimonio, alla definizione di sessualità nel “Persona humana” del 1975 e soprattutto alle grandi catechesi del beato Giovanni Paolo II con il definitivo superamento della tesi sulla superiorità della verginità rispetto allo stato matrimoniale.
Non contesto la validità della legge del celibato: da quando c’è e finché c’è va osservata da tutti i preti di rito latino che ne fanno promessa: chi pensa di non osservarla è tenuto a cessare l’esercizio del ministero presbiterale. Osserverei tuttavia che oggi i pericoli per la santità presbiterale non vengono solo dal “pansessualismo violento”, ma anche da superbia, carrierismo, denaro, potere sulle coscienze altrui e pretesa di comandare anche dove dovremmo ascoltare e servire… Il “peccato delle origini” non ha reso “fragile” l’uomo, celibe o sposato, solo nella sessualità…

Pensare perciò che per la chiesa cattolica la prima cosa da curare oggi sia concentrarsi sull’aspetto della “genitalità” e della sessualità dei preti non mi pare giusto. E questo è il punto fondamentale. Dal senso globale del testo, da ripetuti interventi espliciti e – “voci” torinesi – anche da un passo fuori testo di questo intervento è chiaro che per l’autore sacerdozio cattolico e celibato si chiamano a vicenda in modo “necessario” e sostanziale. Per lui un sacerdozio cattolico non celibe non dovrebbe esser neppure concepibile. Lo ha chiaramente scritto sull’Osservatore e per dare manforte alla sua tesi, con obiettivo diretto un mio scritto qui sul Foglio, un altro illustre ecclesiastico di recente ha sostenuto sull’Osservatore Romano (29 aprile, pagina 1) fin dal titolo che “Il celibato non è una imposizione, ma un dono” e per provarlo ha subito citato un testo del Concilio, ove però testualmente leggo che “il celibato prima veniva raccomandato ai sacerdoti, in seguito è stato imposto (sic!) per legge nella chiesa latina”. L’eccessiva sicurezza fa brutti scherzi…
E questo è decisivo: la storia della chiesa, anche del suo magistero, dimostra che è sempre esistito, onorato e legittimo, l’esercizio del sacerdozio cattolico di uomini sposati. Per secoli la chiesa universale ha avuto preti, vescovi e Papi sposati, e ancora oggi le chiese cattoliche d’oriente hanno preti sposati che il Vaticano II ha detto “non meno preti, né meno buoni preti” rispetto ai celibi. Proprio perciò i preti di rito latino non fanno promessa di celibato nell’ordinazione presbiterale, bensì nel conferimento del suddiaconato. Perciò nella “Missa chrismatis” del Giovedì Santo il rinnovamento della volontà di ministero fedele non fa cenno al celibato. Anche lo scorso Giovedì Santo, nell’omelia di Benedetto XVI, non si parla del celibato.

Ultima nota: l’Osservatore Romano (19 marzo, pagina 5), proprio in occasione del ritorno della discussione sulla legge storica del celibato, ha ripubblicato un intervento del teologo Joseph Ratzinger del 28 maggio 1970 – Titolo: “Il ministero sacerdotale” – circa “l’essenza del ministero presbiterale”, ove non c’è alcun accenno al celibato. Si dirà che nel 1970 il teologo Ratzinger sull’Osservatore, e oggi Benedetto XVI nella “Missa chrismatis” del 2011, hanno ignorato proprio un aspetto essenziale del sacerdozio cattolico? A parer mio non si dovrebbe…
di Gianni Gennari