Articoli , pensieri e riflessioni sul celibato sacerdotale (o celibato ecclesiastico) e sulla castità come consiglio evangelico.
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mercoledì 23 gennaio 2013

Giovanni XXIII sul celibato e "ascesi della castità" (Parlando del Curato d'Ars)

Da "Sacerdotii nostra primordia"

San Giovanni Maria Vianney, povero di beni, fu ugualmente mortificato nella carne. " Non vi è che
una maniera di darsi a Dio nell'esercizio della rinunzia e del sacrificio - egli diceva - darsi cioè
interamente ". E in tutta la sua vita praticò in grado eroico l'ascesi della castità.
Il suo esempio su questo punto sembra particolarmente opportuno, perché in molte regioni,
purtroppo, i sacerdoti sono costretti a vivere, a motivo del loro ufficio, in un mondo in cui regna
un'atmosfera di eccessiva libertà e sensualità. Ed è troppo vera per essi la espressione di San
Tommaso: " E' alquanto difficile vivere bene nella cura delle anime a causa dei pericoli esteriori ".
Spesso, inoltre, essi sono moralmente soli, poco compresi, poco sostenuti dai fedeli, cui si dedicano.
A tutti, specialmente ai più isolati e ai più esposti, Noi rivolgiamo qui un caldissimo appello perché
la loro vita intera sia una chiara testimonianza resa a questa virtù che San Pio X chiamava "
ornamento insigne dell'Ordine nostro ". E vi raccomandiamo con viva insistenza, Venerabili
Fratelli, di procurare ai vostri sacerdoti, nel miglior modo possibile, condizioni di vita e di lavoro
tale da sostenere la loro generosità. Bisogna cioè ad ogni costo combattere i pericoli
dell'isolamento, denunciare le imprudenze, allontanare le tentazioni dell'ozio o i rischi dell'esagerata
attività. Ci si ricordi ugualmente a questo riguardo dei magnifici insegnamenti del Nostro
Predecessore nell'enciclica Sacra virginitas.
" La castità brillava nel suo sguardo ", è stato detto del Curato d'Ars. Realmente chi si pone alla sua
scuola è colpito non solo dall'eroismo con cui questo sacerdote ridusse in servitù il suo corpo (cf 1
Cor 9,27), ma anche dall'accento di convinzione con cui egli riusciva a trascinare dietro di sé la
moltitudine dei suoi penitenti. Egli conosceva, attraverso una lunga pratica del confessionale, le
tristi rovine dei peccati della carne: " Se non ci fossero alcune anime pure per ricompensare Dio,
sospirava..., vedreste come saremmo puniti! ". E parlando per esperienza, aggiungeva al suo appello
un incoraggiamento fraterno: " La mortificazione ha un balsamo e dei sapori di cui non si può fare a
meno quando li si abbia una volta conosciuti... In questa via quello che costa è solo il primo passo!
".
Questa ascesi necessaria della castità, lungi dal chiudere il sacerdote in uno sterile egoismo, rende il
suo cuore più aperto e più pronto a tutte le necessità dei suoi fratelli: " Quando il cuore è puro -
diceva ottimamente il Curato d'Ars - non può fare a meno di amare, poiché ha ritrovato la sorgente
dell'amore che è Dio ". Quale beneficio per la società ave-e nel suo seno uomini che, liberi dalle
preoccupazioni temporali, si consacrano completamente al servizio divino e dedicano ai propri
fratelli la loro vita, i loro pensieri e le loro energie! Quale grazia sono per la Chiesa i sacerdoti
fedeli a questa eccelsa virtù! Con Pio XI Noi la consideriamo come la gloria più pura del sacerdozio
cattolico, e " per quanto riguarda le anime sacerdotali, Ci sembra rispondere nella maniera più
degna e conveniente ai disegni e desideri del Sacratissimo Cuore di Gesù ". Pensava a questo
disegno dell'amore divino il Santo Curato d'Ars, quando esclamava: " Il sacerdozio, ecco l'amore
del Cuore di Gesù!